il link da dove ho copiato l’articolo .un articolo al quale mi associo condividendolo
nel mio blog l’autore Romano Toppan
http://www.aiol.it/contenuti/viaggio-tra-i-mille-colori-del-turismo-rurale
Il turismo e la sua capacità di offrirsi come “mainstream” di nuove forme di competitività territoriale, persino di “inventare” i vantaggi competitivi della
arretratezza, là dove il mantenimento di “memorie” e di siti ancora incontaminati e il passato ancora vivo in tutte le sue espressioni, può contribuire a
sfatare il mito che la “competitività” sia legata alla innovazione tout court : la competitività è legata alla capacità di una impresa
( o di un prodotto o di un servizio, in una parola di un bene che abbia un valore tangibile o intangibile )
di soddisfare le esigenze esplicite o implicite del consumatore o del cliente. Ma in questo senso, vale ancora la definizione che
Schumpeter ha dato della figura dell’imprenditore, il quale è tale ” se crea cose nuove o nuove combinazioni di cose vecchie”,
dando con questo spazio persino a quanto alcuni nuovi economisti affermano circa i vantaggi competitivi delle “tecnologie arretrate”,
allorquando in esse si riconoscono i tratti di un bene o di un gusto intimamente connessi alle emozioni, alle esperienze, alla memoria,
quasi come le “petites madeleines” che hanno provocato la “Recherche ” di Proust. Questo modello di lettura della “innovazione”
sta esercitando un potente motore rispetto a moltissimi attività economiche minori che rischiavano l’estinzione. Questo vale soprattutto per le produzioni ”
agricole” di nicchia : soffocate dalla incapacità di competere sui mercati tradizionali, esse hanno trovato nel turismo e nella domanda di genuinità
di luoghi e di prodotti un nuovo spazio su cui eccellere. La catena del valore di molti prodotti agricoli, è spesso molto complicata,soprattutto in
termini di filiere speculative. Ma nel caso del turismo non è il prodotto che “va” verso i consumatori ( con tutte le intermediazioni che “schiacciano”
il produttore iniziale con ferocissime strategie speculative ), ma sono i consumatori che “vanno” verso i luoghi di produzione, cercando nel
prodotto tipico quel valore intangibile ( di emozioni, di ricordi, di piacere insolito ) che li predispongono a pagare un prezzo talvolta molto migliore
di quello che il produttore (contadino) ottiene dall’intermediario al quale tradizionalmente lo conferisce.
Viaggio tra i mille colori del turismo rurale
Dalla crisi che stiamo attraversando emerge un dato chiaro: bisogna difendere l’agricoltura e i suoi valori non solo economici.
L’agricoltura del nostro Paese poggia su basi solide, l’Atlante nazionale conta oltre 4500 prodotti tipici, e sul lavoro dei nostri agricoltori,
custodi della tradizione e dell’identità dei nostri prodotti, vanto del made in Italy nel mondo.Sono infatti le specificità paesaggistiche e ambientali
dei singoli territori che danno ai prodotti italiani caratteristiche uniche di gusto e qualità che li fanno apprezzare ovunque.
Specificità che costituiscono delle attrazioni turistiche che tutto il mondo ci invidia e che fanno diventare l’esperienza di viaggio
un momento di esplorazione e conoscenza delle buone abitudini alimentari e delle produzioni enogastronomiche di qualità. Il turismo
enogastronomico è uno dei comparti turistici più gettonati e l’agricoltura si dimostra essere una risorsa turistica unica capace di valorizzare,
tutelare e difendere un’area e le sue tradizioni.